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Il cortometraggio Štarter di Péter Dóczé (Ungheria, 2022) vince la quinta edizione del Premio Ermanno Olmi destinato a promuovere e valorizzare i cortometraggi di giovani registi.

Il secondo posto spetta a Things Unheard Of di Ramazan Kılıç (Turchia, 2023), e il terzo a The Passing of Time di Nathan Le Graciet (Francia, 2022).

La menzione speciale per l’opera più significativa inerente “L’essere umano e il tempo”, un tema che Ermanno Olmi ha esplorato sotto diversi aspetti in tutta la sua produzione cinematografica, va a Busan, 1999 di Thomas Percy Kim (USA, Repubblica di Corea, 2022).

Alle prime tre opere classificate – tra le quasi 100 pervenute da Germania, Spagna, Francia, Belgio, Regno Unito, Ungheria, Turchia, Repubblica di Corea e Polonia, tra gli altri, a cui si aggiunge una consistente presenza italiana – viene rispettivamente riconosciuto un premio in denaro di 1.200€, 600€ e 400€, messi a disposizione dall’Associazione Bergamo Film Meeting Onlus, mentre alla menzione speciale viene riservato un premio in denaro del valore di 300 € offerto da FIC – Federazione Italiana Cineforum.

Per il primo premio, la scelta della giuria – composta da Luigi Musini (produttore cinematografico), Lorenzo Rossi (ricercatore e redattore rivista Cineforum), Omar Pesenti (regista e sceneggiatore), Giada Mazzoleni (produttrice cinematografica e insegnante) e Giorgia Goi (cultural project manager) – è ricaduta su Štarter di Péter Dóczé, «Una storia preziosa che affronta un tema socialmente rilevante, raccontata attraverso lo sguardo dei bambini: un cortometraggio ben congegnato e che dimostra un buon uso del dispositivo cinematografico».

Things Unheard Of di Ramazan Kılıç si dimostra «Un cortometraggio da cui emerge un forte senso del cinema e che affronta temi rilevanti con un messaggio importante – e universale – di resistenza nella condivisione», aggiudicandosi il secondo posto; The Passing of Time di Nathan Le Graciet conquista, invece, il terzo premio con «Un lavoro che si distingue per una regia consapevole, sia nell’uso della camera a mano che permette la massima adesione ai personaggi, sia nella la scelta del bianco e nero che esalta la dimensione poetica del racconto».

La stessa giuria, con la seguente motivazione, attribuisce la menzione speciale a Busan, 1999 di Thomas Percy Kim: «Racconto ben calibrato, con due personaggi molto intensi che rappresentano con efficacia la sfida struggente che il tempo costituisce per l’essere umano, e il legame indissolubile che ci lega ai luoghi di nascita e alle persone a cui dobbiamo la nostra vita».

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